Post rapido causa connessione farlocca: i lavori per la torre sono cominciati!

Post rapido causa connessione farlocca: i lavori per la torre sono cominciati!
Prima settimana in Africa, primo giro di boa!
Guardiamo insieme le foto scattate e, insomma, quanta roba! Incontri, esperienze, e tanto sole vento e spiagge mozzafiato, come si fa a raccontarvi tutto?
Per la verità con un post al giorno forse ci si riuscirebbe ma qualche problema di connessione a Internet ci ha complicato un po’ la vita: insomma, rinunciamo agli Internet Cafè e ripieghiamo su una semplice access point via cellulare. Peraltro costa pure relativamente poco, funziona meglio che in Italia!
Dunque, che cosa abbiamo fatto in questi sette giorni…
Innanzitutto e soprattutto goduto della bellezza di questi luoghi, e della tranquillità della gente: bambini che scorrazzano sulla spiaggia e per la strada che attraversa il villaggio, uomini che riparano le barche o chiacchierano all’ombra, donne che vendono frutta o trasportano la verdura per la cena. Sarà la presenza del mare, sarà che il turismo di massa qui non si è ancora visto, vero è che sembra di essere calati in un mondo parallelo fatto di lentezza, di economia di sussistenza, tranquillo e leggero: pensando a chi ci chiede se sia pericoloso passeggiare da soli a sera guardiamo alla spiaggia deserta, ai bambini che corrono dietro a un pallone, e si ha l’impressione di passare quasi inosservati. O per lo meno non abbiamo subìto l’assalto ai wazungu (=stranieri) bianchi che altre volte abbiamo vissuto in altri viaggi in Africa.
Jambiani è un villaggio di 7000 anime stiracchiato lungo 10 km di costa tra la più turistica Paje, famosa tra i kitesurfer che per ora abbiam visto solo di lontano, e l’area attorno alla cittadina di Makunduchi, che non trovandosi sul mare si è presentata come una città più africana più classica.
A Jambiani colpiscono subito l’occhio la spiaggia e il mare: impressionanti! Di una bellezza mozzafiato, con la barriera corallina che fa sì, insieme a un vento sempre presente, che il mare assuma colori da cartolina. E la spiaggia di sabbia finissima in cui è più facile imbattersi in un pallone o in una barca piuttosto che in un turista che prende il sole… tanto che Prandelli (il CT della Nazionale, per i non avvezzi di calcio!) pare abbia casa 100 m oltre la nostra residenza!
A Jambiani circolano poche auto e molte biciclette, anche perchè la strada che attraversa il paese somiglia più che altro a un sentiero un po’ più largo: la natura calcarea del suolo del resto non aiuta certo i residenti nell’opera di mantenimento e di riempimento delle buche! Qualche negozietto di ortaggi e frutta, qualche negozietto di materiale vario e qualche rivendita di ricariche per cellulari, il resto son tutti Cafè, Guest House, resort e ristoranti.
Ciò non faccia credere che i turisti siano ovunque, per lo meno ora che siam qui da una settimana. Capita talvolta di incrociare qualche bianco e magari qualche italiano, oppure i membri dell’associazione Why. Nei ristoranti si mangia divinamente, e in barba a tutte le paranoiche raccomandazioni mediche ricevute in Italia nessuno ha avuto finora problemi intestinali, pur non risparmiandoci di fronte a nessuna leccornia locale! Se qualcuno dovesse capitare di qui, ad oggi consigliamo una visita al “Sale e pepe”, e da “Okala”, dove abbiamo mangiato in un ambiente assolutamente spartano il miglior polpo in couscous di cocco che mai avessimo mangiato!
[nella prossima puntata: a che punto siamo con i lavori per il VentolONE!]
Prima settimana in Africa, primo giro di boa!
Guardiamo insieme le foto scattate e, insomma, quanta roba! Incontri, esperienze, e tanto sole vento e spiagge mozzafiato, come si fa a raccontarvi tutto?
Per la verità con un post al giorno forse ci si riuscirebbe ma qualche problema di connessione a Internet ci ha complicato un po’ la vita: insomma, rinunciamo agli Internet Cafè e ripieghiamo su una semplice access point via cellulare. Peraltro costa pure relativamente poco, funziona meglio che in Italia!
Dunque, che cosa abbiamo fatto in questi sette giorni…
Innanzitutto e soprattutto goduto della bellezza di questi luoghi, e della tranquillità della gente: bambini che scorrazzano sulla spiaggia e per la strada che attraversa il villaggio, uomini che riparano le barche o chiacchierano all’ombra, donne che vendono frutta o trasportano la verdura per la cena. Sarà la presenza del mare, sarà che il turismo di massa qui non si è ancora visto, vero è che sembra di essere calati in un mondo parallelo fatto di lentezza, di economia di sussistenza, tranquillo e leggero: pensando a chi ci chiede se sia pericoloso passeggiare da soli a sera guardiamo alla spiaggia deserta, ai bambini che corrono dietro a un pallone, e si ha l’impressione di passare quasi inosservati. O per lo meno non abbiamo subìto l’assalto ai wazungu (=stranieri) bianchi che altre volte abbiamo vissuto in altri viaggi in Africa.
Jambiani è un villaggio di 7000 anime stiracchiato lungo 10 km di costa tra la più turistica Paje, famosa tra i kitesurfer che per ora abbiam visto solo di lontano, e l’area attorno alla cittadina di Makunduchi, che non trovandosi sul mare si è presentata come una città più africana più classica.
A Jambiani colpiscono subito l’occhio la spiaggia e il mare: impressionanti! Di una bellezza mozzafiato, con la barriera corallina che fa sì, insieme a un vento sempre presente, che il mare assuma colori da cartolina. E la spiaggia di sabbia finissima in cui è più facile imbattersi in un pallone o in una barca piuttosto che in un turista che prende il sole… tanto che Prandelli (il CT della Nazionale, per i non avvezzi di calcio!) pare abbia casa 100 m oltre la nostra residenza!
A Jambiani circolano poche auto e molte biciclette, anche perchè la strada che attraversa il paese somiglia più che altro a un sentiero un po’ più largo: la natura calcarea del suolo del resto non aiuta certo i residenti nell’opera di mantenimento e di riempimento delle buche! Qualche negozietto di ortaggi e frutta, qualche negozietto di materiale vario e qualche rivendita di ricariche per cellulari, il resto son tutti Cafè, Guest House, resort e ristoranti.
Ciò non faccia credere che i turisti siano ovunque, per lo meno ora che siam qui da una settimana. Capita talvolta di incrociare qualche bianco e magari qualche italiano, oppure i membri dell’associazione Why. Nei ristoranti si mangia divinamente, e in barba a tutte le paranoiche raccomandazioni mediche ricevute in Italia nessuno ha avuto finora problemi intestinali, pur non risparmiandoci di fronte a nessuna leccornia locale! Se qualcuno dovesse capitare di qui, ad oggi consigliamo una visita al “Sale e pepe”, e da “Okala”, dove abbiamo mangiato in un ambiente assolutamente spartano il miglior polpo in couscous di cocco che mai avessimo mangiato!
[nella prossima puntata: a che punto siamo con i lavori per il VentolONE!]
Eccoci qui! a poche ore dalla partenza pubblichiamo i primi dati veri ricavati dalla turbina!
Ne andiamo particolarmente fieri perchè, in fondo, a parte i prodotti commerciali, poco si trova al riguardo in rete e nel mondo del DIY.
Questi primi dati veri fanno riferimento alla determinazione delle prestazioni della turbina stessa, e puntano a calcolare il valore di CP (coefficiente di potenza), come rapporto tra la potenza effettiva estratta dalla turbina rispetto a quella totale del vento.
Il problema che si poneva, e che si pone sovente in Meccanica e in Controllistica, risiedeva nel fatto che occorre determinare il momento torcente generato dalla turbina stessa. Tuttavia questo momento torcente è nullo, o quasi, se la turbina è “scarica”, com’è peraltro ovvio, e invece ha un valore che va misurato, quando applichiamo un carico…a meno che il carico non sia costante e predeterminato!
Ci siamo mossi in questo senso: avvolgendo una corda pre-tensionata attorno all’albero della turbina, misuriamo la forza che a una estremità della struttura il movimento della turbina genera su un dinamometro.
La corda oltre un certo valore determinato dalla pre-tensione tende infatti a scivolare, con una caratteristica decrescente nell’arco di qualche ora (la corda tende a lisciarsi): di questa decrescita si tiene conto nei calcoli. Pertanto, nota la forza e il punto di applicazione della forza del dinamometro, si ricava la coppia applicata da dinamometro stesso (è bene ricordarlo: il dinamometro applica una forza, la turbina re-agisce con una coppia sull’albero).
Inoltre, sistemato un sensore optoelettronico a forcella recuperato da una stampante in prossimità della’albero cui è stata applicata una opportuna camicia con 4 dentelli, è possibile ricavare la velocità angolare, un po’ come nei mouse ottici: incrociando questo dato con il relativo valore di vento acquisito in contemporanea, è possibile infine risalire sia alla potenza estratta che alla potenza totale del vento.
Il sistema prevede:
Insomma, per farla breve, otteniamo i grafici di cui sotto!
Si noti: sullo sfondo la curva di prestazione prevista con analisi fluidodinamica dall’utente sjh7132, in rosso la curva spezzata utilizzata per i calcoli in prima approssimazione, in blu una curva approssimante dei dati reali.
Alcune considerazioni:
E ora?
Ora…prepariamo le valigie, che tra poche ore si parte!
E a Zanzibar pensiamo di utilizzare un profilo alare più ampio, ricalcando il NACA 9335, in modo da generare una coppia di spunto maggiore e riuscire a sfruttare meglio anche le giornate poco ventose.
Nothing more to comment than the upper images and photos!
We obtained some real data using some Arduino, one Inspeed Vortex, an opto sensor from an old printer and a simple dinamometer.
Results are good, since this is not a laboratory but only DIY!