Piccola riflessione domenicale che condividiamo volentieri con i lettori anche per sottolineare come la nostra tv pubblica sappia anche sfornare materiale audiovisivo di pregio (peccato lo trasmetta poi a orari improbabili, sovente).
In questa puntata di “La storia siamo noi” viene trattata la figura di Adriano Olivetti, la sua visionarietà e la sua alterità ripetto al mondo imprenditoriale del tempo (e di quello attuale), a riprova che certe battaglie operai – imprenditori di cui sono costellate le pagine dei giornali sono forse funzionali alle battaglie stesse.
Senza scendere nell’agiografia del personaggio, di cui a onor del vero conosciamo relativamente poco, e senza anticipare il contenuto della puntata, ci pare interessante sottolineare come la sua esperienza imprenditoriale, durata poco data la morte prematura nel 1960, dimostri come sia possibile immaginare e realizzare modalità produttive diverse dal solito darwinismo da economia di mercato, e come per sviluppare ciò non basti il miglior codice etico del mondo, ma sia necessario invece un desiderio personale e profondo che sgorga e si fa reale e realtà effettiva, in un percorso che è l’opposto di quello sbandierato da tante società e imprese che si autoproclamano “attente ai valori”, “green”, “sostenibili”, appiccicando a scatole vuote definizioni che vengono di fuori, non da dentro il cuore, rivelandosi poi per quel che sono quando si scende nel concreto e nel quotidiano.
Insomma, probabilmente il discriminante che consente di comprendere come mai l’esperienza di Olivetti finì nei decenni successivi nonostante roboanti titoli e valori strombazzati di chi proseguì l’azione imprenditoriale va forse cercato nelle due domande “per chi lo fai” e “perchè lo fai” e nelle risposte che avrebbe dato Adriano Olivetti rispetto a chi venne dopo.
Per chi fosse interessato qui, qui e qui altre interessanti informazioni circa
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/embed/adriano-olivetti/599/default.aspx