Giornata di incontri e di raccolta di idee

Dopo la sbornia di festa di ieri sera per quela lampadina accesa solo dall’elettricita’ del nostro generatore, oggi giornata di incontri a Njombe per vedere se riusciamo a imbastire, finalmente, una fase 2, cioe’ una qualche forma d produzione locale di ventoloni. Vedremo.
Ora qualche dettaglio sul funzionamento del sistema testato ieri.
Innanzitutto abbiamo visto confermate le ipotesi dei giorni scorsi, per cui collegando generatore (a valle del ponte di diodi, chiaramente), regolatore, batterie e inverter in parallelo e fissata la tensione di carica a 57,6 Volt per il banco batterie a 48Volt, l’impianto si auto-avvia per venti a 2m/s, a questa velocita’ la tensione e’ circa 30Volt quindi la turbina gira scarica (al netto di attriti e inerzie). Se le batterie sono collegate per la carica e se il vento sale sopra 3m/s la tensione sale fino a 50,5Volt, il che significa che le stiamo caricando. Se il vento aumenta ancora si arriva al piu’ a 57,6Volt, non oltre, e il regolatore regola e devia l’eccesso di corrente sulle resistenze di dump, scaldandole.
Viceversa, se le batterie sono scollegate e il solo inverter e’ connesso (insieme al regolatore, ovviamente), al crescere del vento a tensione sale fino a 48-50 Volt, superato il quale valore la lampadina si accende: stiamo alimentando cioe’ l’inverter il quale alimenta la lampadina, e non essendo presenti batterie collegate allora la corrente e’ per forza solo quella generata dal generatore. Se il vento sale ancora si tende ancora a 57,6 Volt, con progressiva deviazione di corrente sulle resistenze di dump che si scaldano.
Ieri sera non abbiamo potuto approfondire a fondo la velocita’ di cut-in, ma abbimo comunque rilevato i dati che in Italia analizzaremo con calma.
Abbiamo pero’ verificato che il generato non si scalda granche’ (punto critico che ci lasciava dubbi) anche perche’ raffreddato dal vento, che la turbina lavora inevitabilmente al punto di massima potenza per via della retroazione in corrente di cui sopra, che per questa ragione la velocita’ angolare tende a non crescere oltre 60 RPM sotto carica (lampadina e/o batterie), mentre senza carico il lambda e’ circa 1,4 come atteso, e abbiamo rilevato velocita’ massime di 100 RPM per venti di 7/8 m/s. Tutto come previsto!

image

La torre “Canaglia” e’ ancora priva di rotore, il quale e’ gia’ pronto per il montaggio pero’. Quindi, ad oggi, il progetto e’ incompleto ma totalmente definito: ieri abbiamo preferito privilegiare l’aspetto dimostrativo e scientifico-tecnico, piuttosto che completare due torri meccanicamente e nulla aver verificato circa gli apetti controllistici ed elettrici, conci che il completamento di tutto l’impianto era (da giorni) impossibile sia per limiti di tempo nostro che per limiti nella costruzione dekka cabina delle batterie, che Tarcisio non poteva realizzare prima di settembre.
Insomma, incompleto per incompleto meglio aver dimostrato le funzionalita’ anche ai locali, che ieri erano numerosi e commentavano fitto fitto l’ umeme e l’ upepo, cominciando a capire cosa stavano combinando da giorni ‘sti wazungu inzaccherati dalla testa ai piedi!
Il materiale ora e’ pronto, e anche il know-how: si tratta di organizzare il resto. Vedremo, speriamo gia’ oggi, con questa gita a Njombe!

image

Ah, contrariamente a quanto si crede circa l’Africa, che da noi e’ sempre “fame-sofferenza-sole-caldo-bambini con mosche negli occhi-malattie”, stamattina verso Njombe c’e’ un nebbione che sembra la pianura padana a novembre: vuoi vedere che insieme ai soldi la Lega ha portato in Tanzania anche la nebbia?! 😉