Che fatica tirar su le torri! Cioe’, molto meno dello scorso anno, ma comunque fatica!
UPDATE
Siamo al secondo piano, fine giornata, a casa ci aspettano Andrea, Anna Maria e Paolo.
Che fatica tirar su le torri! Cioe’, molto meno dello scorso anno, ma comunque fatica!
UPDATE
Siamo al secondo piano, fine giornata, a casa ci aspettano Andrea, Anna Maria e Paolo.
Makambako e’ una cittadina vicina a Ilembula dove e’ nata, ormai 7 anni fa, l’idea di sfruttare il vento per soddisfare i bisogni energetici.
E’ una citta’ che ci stupisce tutte le volte che ci passiamo: un immenso centro commerciale a cielo aperto! Un brulichio di negozi e negozietti e di traffici che permea tutte le stradine, dove puoi trovare le cose piu’ improbabili: dagli pneumatici usati a 15 euro allo scooter elettrico (!!!) che monta un motore a magneti permanenti assolutamente analogo a quelli che useremo come generatori, al negozio di yogurt, fino al cambio Shimano Nexus (una chicca per ciclisti). In mezzo di tutto e di piu’, dai vestiti alle borse alle pettinatrici al negozio di “ciapapuer”.
E un brulichio continuo senza soluzione di continuita’, come una immensa rambla africana:
In questo via vai abbiamo avuto modo di vedere Tarcisio in azione nelle vesti di acquirente, e vi assicuriamo che e’ uno spettacolo! Il suo fare brusco e burbero stona comicamente con i modi lenti e “pole pole” dei locali, che alle richieste di uno specifico materiale normalmente rispondono con sguardo perso e pensieroso, come se dovessero decidere se c’e’ a magazzino, poi confabulano tra loro, poi ci pensano ancora un po’. Tarcisio brontola, sbuffa, noi dietro si ride di gusto, quando per esempio si rifiuta di pagare il parcometro (!) ma garantisce al parcheggiatore che passera’ in municipio per leggere per bene la legge, e parlano e discutono e bisticciano.
Tra una risata e l’altra riusciamo a trovare una soluzione ottima per la trasmissione, utilizzando un differenziale di un “bajaj”, una specie di motoretta a tre ruote, sull’asse posteriore del quale e’ interato anche un freno a tamuro, per noi utilissimo.
bajaj, modelli vari
Insomma, tra una risata e uno sbuffo di Tarcisio compriamo anche altri tubi che ci serviranno, e nell’ottica di una circolazione stradale sicura e in regola con il codice della strada tanzaniano, Aloise dota il carico di un segnalatore mobile…
Dai,domani diamo il via alle torri a Ukomola, e domani sera Paolo, Andrea e Anna Maria ci raggiungono per darci man forte!
In questo viaggio di ritorno, avendo ormai preso un po’ confidenza co i trasporti locali, la polvere, la radio a palla, abbiamo piu’ leggerezza e possibilita’ di osservare.
Osservare le persone, il paesaggio, il mondo in rapido cambiamento anche qua, forse soprattutto qua.
Stiamo percorrendo una strada che parte da Dar Es Salaam e, attraversato tutto il Tanzania, giunge fino in Zambia e di li’ poi in Sudafrica.
Fu realizzata qualche decennio fa dai cinesi i quali, mica scemi, aevano visto lungo.
Nel 2003, prima volta in Tanzania, questa strada era percorsa da 3-4 compagnie di bus. Oggi saranno 25. Sorprende ancora di piu’ pero’ il trasporto merci: oggi e’ domenica, eppure file impresionanti di tir vanno e vengono che sembra la tangenziale di Torino, zona Sito.
Questa strada e’ in corso di raddoppio: al termine diverra’ una autostrada a ttti gli effetti, o la versione africana di questa. In ogni caso, container e container di merci cinesi su tir arabi che vanno e vengono, vanno e vengono, su mezzi folcloristici come su mezzi nuovissimi.
Ora, un paio di considerazioni:
– che ne sara’ di questa gente che non conosce i tir se non per la polvere che alzano? Trarranno vantaggio da questi cambiamenti? Queste persone che vanno a piedi, in bici, in moto (cinesi), finiranno tritate da uno sviluppo irruento che sa di deja-vu?
– in tutto questo via vai, e nel mezzo dela Grande Crisi, dove sono gli europei, dove sono gli italiani? Vediamo container cinesi, arabi, indiani. Dove sono gli imprenditori italiani? Veramente pensano ancora all’Africa come alla terra dei “baluba negri”, come tanta propaganda recente ci ha inondato le case, le tv?
E poi. Forse e’ meglio cosi’. Forse e’ meglio che questa terra non veda lo sviluppo rapace che non e’ progresso, di cui siamo nel nostro piccolo testimoni e spettatori e attori, e che sta vedendo, ora nella Vecchia Europa, il rovescio della medaglia. A questo Paese siamo affezionati.
'...voglio una vita spericolata...' - sorpasso a sinistra su strada in costruzione
'...guido senza vedere, mi fido ciecamente del sedere...!'
Ripartiamo, ritorniamo a Ilembula per i nostri eolici traffici. Il “safari” e’ finito: la notte passata osservando dala finestra gazzelle e simili che brucano sotto casa nella luce della luna, e rumori indistinti e versi di animali, con il ruggito di un leone mica tanto lontano, con la consapevolezza che uscire non era per nulla consigliato (il guardiano ha un kalashnikov…vero!)…ecco, una notte cosi’ e’ un ricordo impagabile!
Ora si riparte, sul solito daladala tenuto insieme con lo scotch che trasporta una umanita’ variegata che ha suoi problemi, sue aspirazioni, suoi pensieri, che ci sono per lo piu’ sconosciuti ma che ci fa sentire n qualche modo…vicini…
…anche in senso fisico!
Poi…beh, trasportiamo anche un letto, a questo giro!
Adam in primo piano, in fondo si carica il letto!
Si lavora per incastrare il letto...
Siamo in viaggio (“safari” in kiswahili, guarda caso) in mezzo alla savana, sotto un sole caldissimo, in attesa di giungere nel parco del Ruaha. Qui, a parte la strada, di tutto cio’ che e’ l’uomo non c’e’ assolutamente nulla.
twiga!
tembo (so far)
tembo!
sunset in Ruaha park!
tembo!
sunset in Ruaha park!
La truppa si dedica un due giorni a Iringa e poi al Ruaha per dare un’occhiata agli animali della savana! Vediamo se le giraffe hanno il collo cosi’ lungo per davvero!
somewhere near Sao Hill, Tanzania
UPDATE
Capita, sul bus, di sedere vicino a una donna Masai…
…e allora, se ci si ferma un attimo, si scopre che ci osserva, pensierosa, forse pensa che siamo disgustosamente sbiaditi, forse ci guarda con compassione per i mille ammenicoli di cui siamo carichi, forse questi son solo pensieri da occidentale, la donna forse pensa tutt’altro in una vita, la sua, che corre parallela alla nostra senza porsi il problema di questo parallelismo.
Ieri abbiamo passato la giornata tra le sudate carte per cercare di capire come dimensionare la trasmissione dalla turbina al generatore, in mezzo a ponti raddrizzatori, regolatori, batterie: tutto lavoro che andava fatto prima…se solo non ci avessero spedito il materiale il giorno prima di partire!
Per fortuna, oltre a questa fuffa elettronica, qualcuno ha proseguito nel lavoro al sito, a Ukomola: a sera i basamenti erano “completati”…nel senso che era finito il cemento. In ogni caso possiamo cominciare a montare le torri!
Nei basamenti di ciascuna torre son finiti cemento (poco?), sabbia di granulometria random standard, sassi e pietrame, nonche’ del terriccio che scivolava giu’ mentre con le carriole con le ruote tutte demolite si versava nella buca.
Insomma, un po’ all’africana.
Da esterni e probabilmente influenzati da decenni di “efficienza, produttivita’, qualita’ totale” ci sembra assolutamente incomprensibile il motivo che spinge i locali a una indolenza rispetto ai problemi e alle magagne che emergono, di qualsivoglia natura. Piu’ che una critica la nostra e’ semplice osservazione: se una riga deve esser dritta, quasi di sicuro verra’ “quasi dritta”. Non solo perche’ mancano i mezzi. Ma in fondo a queste considerazioni era gia’ giunto il presidente Nyerere qando criticava l’indolenza del suo popolo…
Scende la sera su Ilembula, un senso di pace ci pervade…
Pale finite!
Caratteristiche:
– profilo NACA 9335
– lunghezza corda: 0,4m
In tutto 16 pale, accoppiate, si’ da avere 4 pale per ogni turbina.
La scelta di avere 4 pale e’ dettata dalla maneevolezza maggiore (son piu’ piccole) e dalla maggior semplicita’ nel riprodurre angoli di 90′.
Stamattina abbiam dato il via agli scavi a Ukomola insieme ai locali e ad Alfred, operaio di Tarcisio, che ci fa anche da interprete. Partiamo con il “Lince” di Tarcisio (si’ si’, ha un Lince della Croce Rossa, chissa’ come) e dopo mezz’oretta di savana (savana era!) eccoci al sito.
Qui una pace e un silenzio surreale ci avvolge, non c’e’ assolutamente nulla!
Tracciamo le basi delle torri, alcuni abitanti e il catechista Cosmin (che fa le veci del parroco piu’ o meno) vanno a prendere la sabbia e insieme cominciamo a scavare.
La terra e’ rossa ma secca secca che sembra quella che immaginiamo ci sia su Marte, solamente fa molto piu’ caldo.
Posizioniamo anche un anemometro in cima a un palo di 9m, per confrontare poi i dati con quelli contemporanei di quello di Tarcisio posizionato a marzo:
i primi dati ci dicono che lassu’ il vento soffia a una media di piu’ di 6m! Cioe’ il 40% in piu’ dei dati che avevamo, cioe’ il 170% in piu’ di energia!
UPDATE
Primo scavo completato!
UPDATE 2
Dopo una leggera passeggiata nella sabbia di 2 km per raggiungere il bar Centro di Ukomola ci godiamo il pranzo che ci viene offerto, a base di riso, fagioli e insalata di pomodori e cipolle, nella speranza che vada intestinalmente tutto bene…
Poi torniamo al sito: il vento si e’ alzato ulteriormente, il sole e’ caldo e pungente, si sono aggiunti altri operai, tanto che ora praticamente osserviamo, e basta. Gli scavi continuano, prepariamo il “calcestruzzo”…
(continua…)