SavanaWIND 2012, il racconto – SavanaWIND, the story – UPDATE

UPDATE: aggiornato e migliorato il video di cui sotto, ora più coerente e curato. Buona visione!

In attesa di qualcosa di più sofisticato che abbiamo scoperto da poco eccovi un video-racconto per immagini dell’esperienza estiva a Ukomola, in Tanzania: realizzandolo una profonda nostalgia per i colori, la gente e la tensione ideale di quei giorni ci ha preso…ma come dice Tarcisio per mail: “A Ukomola vi aspettano” …mica ce lo facciamo ripetere!

Waiting for a smarter presentation coming soon, based on a new way of telling projects, take a look at the video above, in which we tell the story of our summer adventure in Tanzania: only italian, but it shouldn’t be a big problem, pictures and videos are really meaningful!

Google Earth!

Siamo stati selezionati per stare su Google Earth! Non che sia chissà quale successo, ma insomma…! In ogni caso tutte le foto qui (poche per ora), dalle quali è possibile risalire alle coordinate geografiche dove sono posizionate le nostre torri eoliche!

Queste le coordinate delle torri a Ukomola: -8.712043, 34.639922

e queste quelle della torre a Jambiani: -6.347587,39.53931

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Finally we are on Google Earth! All the photos here (not so many, by now), everyone can reach our turbines on Earth through coordinates!

Makers!

Oggi siamo qui, in visita esplorativa! Il prossimo anno, magari, anche noi a esporre?

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Update
Ci conoscevano gia’! Questi qua, tra gli altri!
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Andrea: “avremmo in mente di produrre una piccola turbina eolica, il progetto e’ nato per Paesi in Via di Sviluppo, ora vorremmo estenderlo qui”
Andrea di Slowd: “aspetta, aspetta, aspetta, vi conosco, ho letto da qualche parte, aspetta…ah si’, il VentolONE!”

…! Godimento!

Update 2 – intriso di polemica e sarcasmo
Aggiungiamo alcune riflessioni relative alla giornata di oggi e alla fiera MakersItaly.
Chi scrive era da un po’ che non usava il treno, e ha scelto il treno in questa occasione per poter riflettere, pensare, godere del viaggio stesso.
Durante il viaggio chi scrive ha avuto modo di toccare con mano, casomai non lo sapessimo gia’, il livello di sfacelo generalizzato in cui si e’ infilato il nostro Paese. Treni in ritardo, viaggi di 250km che richiedono 5 ore (5 ore da Savigliano a Rho Fiera, 250km!) perche’ un bancomat in stazione, dopo un rifacimento costato milioni di euro, si e’ ben pensato di non metterlo, treni luridi fuori e luridi dentro, magari con riscaldamento bloccato. E poi alcuni episodi molto evocativi. Di fianco a me 2 ragazzi cinesi presumibilmente universitari: li osservo, e penso. Quando torneranno in Cina cosa racconteranno del nostro Paese? E torneranno in Italia, dopo, con i “picci” per investire? Credo proprio di no. Il capotreno ci comunica che il treno non ferma a Rho Fiera, strano mi dico, sul sito non era segnalato. Già, Internet in Italia… Scendo allora a Magenta. Magenta e’ in Lombardia. Nella “Regione meglio amministrata d’Italia”, secondo il suo presidente dimissionario. Accidenti! Un degrado diffuso, strutture pericolanti (e pericolose), sporcizia, erbacce e liquami. Certo non e’ Milano Centrale per importanza, mi dico. Eppero’…qui c’e’ da prendersi una malattia solo a respirare! E, ricordate, 3 mesi fa noi si viaggiava in Tanzania in mezzo e insieme a quelli che qui tanta politica chiamano amabilmente “bingo bongo” e “baluba”. Insomma, non ci spaventa certo un po’ di casino, di solito…
Mentre scendiamo dal treno osserviamo il capotreno che fa scendere una coppia di squatter i quali protestano vivacemente perche’ non hanno il biglietto “ma vaffanculo ormai eravamo arrivati”. Li guardo, mi vieto di giudicarli, penso che se riescono ad andare in giro cosi’ conciati, luridi COME il treno (già…) la loro vita non dev’essere stata granché, e anche ora… il treno riparte, il lui continua a protestare, scaglia la bottiglia contro una carrozza. Io sto li’, guardo, un misto di rabbia e di disgusto, alzando gli occhi verso una pensilina liberty transennata perché pericolante. Una signora sta cercando di prendere uno snack da una macchinetta self-bar (installata a cielo aperto…boh, misteri lombardi!). Qualcosa s’e’ inceppato. Non scende nulla. Boh. “Ragazzi, per favore, potreste tirare due calci alla macchinetta, non mi fa scendere nulla”, dice, rivolta ai due squatter. “No, no, non li’, piu’ in basso” continua, trafelata, colta di sorpresa dalla rapidita’ con cui i due si scagliano contro il vetro. La brioche scende, piu’ d’una, la signora prende la sua, altri orgogliosi prelevano dal novello pozzo di S.Patrizio. Io…io sono senza parole. La signora tornera’ stasera dal maritino e lamenterà l’inefficienza dei servizi sociali che permettono che esistano in giro tipi cosi’. Che e’ una vergogna che viaggino sui treni senza biglietto. Che di sicuro si drogano e rovinano i treni stessi. Il maritino annuirà, mangiando una fetta di torta, al cioccolato come la brioche della mogliettina. Squatter gli uni, squatter gli altri, intrisi tutti di quel “familismo amorale” che sembra ormai l’unico destino per questo nostro Paese. Sembra.
A sera, al rientro, passo da Milano Centrale su un treno di cui non si distingue assolutamente il colore, sporco comìè. Gia’, Milano Centrale. Una stazione importante. Nella quale la biglietteria non si trova, non è segnalata se non…di fronte alla biglietteria, che è al piano inferiore. Chiedo lumi a un operatore del servizio informazioni, che sta parlando in inglese maccheronico con una donna di colore stupita che il suo treno sia cosi’ in ritardo (essendo di colore trattasi di bingobongo femmina, del resto non lo sa che questa e’ la Regione meglio amministrata d’Italia?). Finalmente trovo la biglietteria, sgarbatamente indicatami dall’operatore. C’è la coda, stranieri tanti: cosa racconteranno a casa? E torneranno in Italia con i “picci”?
Cerco dunque una obliteratrice. Di 18 linee in cui guardo con relative macchinette UNA sola funziona, e c’è la coda. Di italiani e di stranieri. Cosa racconteranno?
Mi avvio al binario, l’altoparlante richiama l’attenzione ai ritardi sulla linea nel tratto Torino-Novara causa lavori di potenziamento. Strano. L’ultima volta in treno a Milano era stata 7 anni fa, mi pare. C’erano già analoghi problemi di ritardo per potenziamento, mi pare. Chissà che potenza che avrà alla fine dei lavori, sarà una potenza di millemilamilioni di Watt! Nel Piemonte, la regione sorella della regione meglio amministrata d’Italia: sarà la medesima famiglia.
A questo punto mi chiedo, cari concittadini, fino a quando accetteremo tutto ciò? O moriremo di familismo amorale, del tipo “basta che non tocchi a me, e poi chissenefotte”?
E poi: cari amministratori a vario livello, di fronte a simili esempi di scempio umano, quando al 22 del mese guardate la vostra busta paga…non vi vergognate un po’? Chè, come diceva Fra Cristoforo nei Promessi Sposi, “verrà un giorno”…

Baba Camillo convalescente – Baba Camillo feels better

Baba Camillo sta un po’ meglio per fortuna, è stato dimesso dall’ospedale di Cles ed attualmente in riabilitazione in una clinica di Pergine Valsugana: alleluja!

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Baba Camillo feels better, now he is out of the hospital and he will stay for some weeks in a clinic near Trento: hallelujah !

callas lilies valley in Kipengere mission

Oltre la tristezza della Crisi

In questi giorni di pensieri e riflessioni sul proseguimento del nostro progetto, alla ricerca di un equilibrio tra la filosofia “makers”, il desiderio di condivisione, la passione per i contesti africani e le risorse materiali che ovviamente son limitate ci siamo imbattuti di nuovo nella storia di William Kamkwamba, di cui avevamo già parlato qualche anno fa su questo blog.

William Kamkwamba in Wimbe, Kasungu District, Malawi

Il personaggio in questione è un ragazzo proveniente da Kasungu, in Malawi, oggi 25enne, che una decina di anni fa si trova a fronteggiare insieme alla sua famiglia la carestia dovuta alla siccità del 2001. Ciò comporta da subito l’abbandono della scuola che, secondo il modello inglese (il Malawi era una colonia inglese), è a pagamento.

Kasungu landscape

Conscio delle difficoltà del padre a mantenere la famiglia, e determinato a trovare una soluzione, si dedica allo studio da autodidatta nella biblioteca del villaggio, dove colpisce la sua attenzion un libro sulle tecnologie per l’utilizzo dell’energia da fonti rinnovabili e non: parla della possibilità di realizzare una turbina eolica con la quale generare elettricità.

Books and William

Il distretto di Kasungu è una zona abbastanza ventosa: William, colpito dal disegno della una turbina eolica  cerca materiali di recupero per la sua realizzazione: una ventola di un trattore per sorreggere le pale, il telaio di una bicicletta, una dinamo da bicicletta, pali e corde per il traliccio. Con molto ingegno realizza una piccola, minuscola torre eolica che produce 12W. Apparentemente una potenza elettrica misera, con la quale tuttavia può accendere 4 lampadine (le lampade da bicicletta prevedono potenze dell’ordine di 3W).

first windmill

schema di montaggio

La notizia comincia a diffondersi, la gente cominciava a fare la fila per…caricare il cellulare con l’energia prodotta dalla torre eolica.

Sorvoliamo sulla discussione relativa all’utilità di avere un cellulare in un periodo di carestia: è una balla mastodontica l’idea che circola in certi ambienti umanitari nostrani secondo la quale gli africani sono semplici e “puri” e non “inquinabili” con il presunto peggio della modernità: semplicemente sono uomini, sensibili sia alle sirene della pubblicità che alle necessità di comunicare.

Insomma, dopo la prima torre eolica William ne costruisce una nuova, più grande per estrarre più energia dal vento.

William Kamkwamba on the windmill

E poi…poi finisce sul Wall Street Journal, e di lì l’eco della sua impresa si diffonde ovunque, tanto che il libro, pubblicato su Amazon, per lungo tempo è stato molto in alto nella classifica delle vendite (qui la versione originale in inglese, qui l’introduzione e il primo capitolo).

Quella di William è una bella storia da raccontare e per fortuna non è una favola: non si arrende alla difficoltà, cerca soluzioni diverse, fuori da quegli schemi che alla difficoltà hanno condotto (è vero che non piove, ma è altrettanto vero che c’è vento, utilizzabile), vince le critiche dei famigliari e del villaggio (che pensiamo abbiano un peso non indifferente in un contesto rurale africano).
Immaginate, per esempio, quando ha cominciato a tirar su la torre: immaginate le critiche, le risate di scherno, se non addirittura lo sguardo torvo del capo villaggio e degli anziani di fronte a quella che poteva apparire, ai loro occhi, come una stregoneria. Che, se volete, è un po’ quello che accade anche in Italia, purtroppo, di fronte a esperimenti ben più grandi, trattati con lo scetticismo irrazionale o irrazionale entusiasmo propri dell’esoterismo, non della scienza.

Immaginate poi lo stupore nel vedere la lampadina che si accende, la radio che si mette a trasmettere. Cominciano i miglioramenti, il cablaggio di una piccola rete elettrica, l’installazione di batterie e di alcuni punti luce.

turn on the radio!

Also a small TV can be used!

La notizia fa rapidamente il giro del villaggio, poi della regione, poi finisce negli orecchi di qualche mzungu (uomo bianco) di passaggio, e infine il Wall Street Journal.
Di lì il TED, gli studi nella capitale Lilongwe e poi negli Stati Uniti.

Nel seguito i video dei suoi due interventi alle conferenze del TED. Nel primo, del 2007, Chris Anderson conduce l’intervista a questo ragazzino allora 20enne spaesato e confuso dal clamore, dalle luci, dagli applausi.
Nel secondo, del 2009, William appare molto più sicuro di sè e racconta con un filo di umorismo anche l’imbarazzo del primo intervento.

primo intervento al TED, Arusha, 2007

primo intervento al TED, 2009

Ci piace ascoltare le sue parole (o leggere la traduzione 😉 ), percepire la semplicità e la determinazione del suo secondo intervento al TED nel 2009 come pure la sua ingenua schiettezza nel TED di Arusha nel 2007 quando amabilmente afferma

“..I tried and I made it…”          “ci ho provato e l’ho fatto”

quasi stupito degli applausi, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Ci infonde coraggio vedere il coraggio messo in atto di fronte alla prospettiva di cambiamento e miglioramento delle proprie condizioni di vita, in situazioni al limite della disperazione che una carestia può generare: ci infonde coraggio e desiderio di tornare a Ilembula a completare il lavoro cominciato, e anche coraggio e desiderio di andare avanti, nonostante le pesantezze della Crisi, la tristezza per la profonda crisi morale e ideale nel nostro Paese e l’impressione che non ci sia speranza, che si fan sentire anche e soprattutto nel nostro quotidiano, spegnendo spesso un po’ l’ardore e il coraggio di guardare al bello che c’è davanti piuttosto che al grigiore del presente che ci lasciamo alle spalle.

Note finali: qui una intervista a William Kamkwamba su una TV americana.
Le fotografie son tratte dall’album del medesimo su Flickr .
Qui infine il suo blog.

Baba Camillo non sta bene – Father Camillo is seriously ill

Apprendiamo con grande preoccupazione che Baba Camillo, il missionario trentino che opera in quel di Kipengere, che abbiamo conosciuto una decina di anni fa e che tanto ha (inconsapevolmente, come suo stile!) ispirato il VentolONE è stato colto da ischemia cerebrale, per fortuna in Italia e per estrema fortuna mentre era in ospedale per altri controlli di routine.

Ora pare stare meglio. Conoscendo l’uomo e la sua adorabile testardaggine montanara ci auguriamo e gli auguriamo di riuscire a metter in atto tutta la pazienza che la riabilitazione richiederà!

Forza Camillo! Abbiamo ancora bisogno della tua pragmatica saggezza!

Baba Camillo with some children form Kipengere orphanage

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Our friend Father Camillo (also called “Baba Camillo”) is seriously ill: fortunately he was already in the hospital for some check-ups, so it seems he stays well by now.

We hope he will be back to health as soon as possible…pole pole! We know and admire his adorable stubborness, so we know he must be patient, and patient, and patient.

Let’s go on, Camillo, we still all need your pragmatic wisdom!