Puttanis sta caricando le batterie!
Canaglia e’ invece quasi rimontata, dopo la sostituzione del cuscinetto che per fortuna Tarcisio aveva in magazzino (nel marasma di materiale che ha!)
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Batterie in carica!
Riparare una pompa…
Ieri e oggi
Due giorni senza notizie! Che sara’ successo?
Ebbene, semplicemente la fretta, l’ansia di non completare in tempo pur avendo tempo in abbondanza, il desiderio di veder funzionare il tutto ci hanno un po’ preso, come gia’ a Zanzibar e l’anno scorso qui a Ilembula. Cosi’ ieri sera abbiamo ben pensato di avviare l’impianto (completo) con la sequenza di accensione sbagliata e…fuochi d’artificio scoppiettii in cabina elettrica, con stupore e paura dei locali. Insomma: dei fessi! Eravamo stanchi, l’impianto era ok, bastava dormirci una notte su e tornare con idee chiare e forze fresche…
Bilancio: un regolatore Tristar un po’ bruciacchiato (ma, incredibile, pare funzionare ancora!) e la paura di aver fatto un frittata ben piu’ grossa. Qualcosa dagli anni scorsi abbiamo imparato: cosi’ oggi ci siamo imposti di stare a casa a ripensare tutti i collegamenti e la sequenza, si’ da venirne a capo. Abbiamo perfezionato alcune parti meccaniche un po’ ballerine, e poi messo su un “banco prova” per verificare di aver capito bene. Insomma, tutto a posto (anche perche’ avevamo un regolatore di riserva!).
Al rientro in Italia pubblicheremo un report un po’ piu’ dettagliato, sia per noi che per chi ci legge.
Morale della favola: il Tristar va acceso collegandolo alle batterie prima di tutto il resto (inverte, generatore, ecc.), a meno di non voler festeggiare il Capodanno con i fuochi d’artificio!
Anche la seconda turbina…
Il quadro elettrico…
Torniture…
Torniture…
Goldenmotor hub tests
L’anno scorso a Ukomola abbia tentato una strada un po’ rischiosa nella scelta del generatore: non potendo trasportare due generatori commerciali classici a magneti permanenti , del peso di circa 20kg ciascuno, per lo più di importazione cinese, e in assenza al momento di fornitori direttamente a Dar Es Salaam, consapevoli sia della spesa richiesta (350€ l’uno, spedizione esclusa), sia dei tempi stretti a disposizione per i test, avevamo optato per una strada alternativa un po’ freak.
Invece di un generatore a magneti permanenti comprammo un primo motore a magneti permanenti, usato, a un prezzo irrisorio, con cui eseguimmo alcuni test. Questi motori sono utilizzati per le biciclette elettriche, sia come kit di conversione che per biciclette elettriche ex-novo. Hanno la particolarità di presentare la capacità di recuperare l’energia dissipata nella frenata per ricaricare le batterie invece di disperderla in calore sui pattini: un sistema analogo al KERS della Formula 1, per capirci.
La cosa ci incuriosiva per varie ragioni:
- questi motori sono essenzialmente delle macchine sincrone molto semplici, reversibili;
- hanno un peso decisamente ridotto rispetto a un comune generatore a magneti permanenti (diciamo dimezzato, a grandi linee) e un costo molto molto inferiore;
- Devi-motion vende modelli a poco più di 100€;
- la possibilità di fissare agevolmente su un semplice telaio da bicicletta il generatore, con un rapporto di trasmissione definibile in loco semplicemente cambiando ingranamento tra corona e rocchetto ci lasciava ampio margine per la realizzazione a Ukomola che, non dimentichiamolo, era per noi località abbastanza sconosciuta.
Alcuni video in Rete lasciavano presupporre la possibilità di utilizzare questi motori anche solo come generatori: qualcuno li utilizza per la cyclette in palestra, qualcun altro ci traffica e basta.
Qualche commento qua e là lasciava trasparire la possibilità che la cosa sia fattibile.
Il MagicPie è un motore-generatore trifase con controller integrato, indicato per 1000W@48V: da banali leggi della fisica segue che la corrente continua in uscita a valle di un ponte di diodi (nel caso del generatore) o a valle della batteria (nel caso di uso come motore) sarà pari a 20,83A. Un mucchio di corrente. La corrente di linea alternata sarà chiaramente minore nel suo valore efficace, ma pur sempre elevata. Insomma, la cosa non ci convinceva affatto: quanto può durare lo smalto dell’avvolgimento, sottoposto a surriscaldamento per effetto Joule? e se anche lo smalto non si danneggia, a che temperatura potrà arrivare il motore-generatore? E questo calore, che è energia fornita ma non trasformata in elettricità, di quanto abbasserà il rendimento?
Alcuni test sul MagicPie usato ci fecero ben sperare: l’apertura dell’hub (o “padellone”, come lo si chiama noi) tuttavia ci lasciò il dubbio che quei fili, così piccoli, non potessero e non possano reggere le potenze che intendevamo fargli generare.
Alle prime domande pareva sensato rispondere che l’utilizzo come motore entro i valori di targa dichiarati comporta nè più nè meno lo stesso flusso di corrente, semmai con verso della potenza opposto. E tuttavia si ragionava circa la durata dello sforzo a potenza massima: quando mai in bicicletta si sottopone il mezzo a uno sforzo di 1000W per più di qualche minuto? Invece nelle condizioni di vento di Ukomola 1000W corrispondono a vento intenso (intenso e nulla più, beninteso! 7-8 m/s), per svaria’te ore. Insomma, il motore-generatore sottoposto a sforzo prolungato probabilmente sarebbe finito abbrustolito…
Infine: mentre il rendimento della macchina usata come motore è noto e ricavabile da grafici forniti dai costruttori, per quanto riguarda le performance utilizzandolo come generatore nulla potevamo dire. Così, quand’anche funzionasse ma risultasse un rendimento molto basso, beh, la scelta operata si rivelerebbe quanto meno poco efficace oltre che poco efficiente: utilizzare il vento per riscaldare il generatore e quindi l’aria circostante non pare un gran colpo di genio!
Le prove messe in atto a Ilembula e Ukomola, pur dimostrando la fattibilità della realizzazione, nulla ci aveva detto circa surriscaldamento e rendimento: le condizioni di prova, peraltro, erano un tantino precarie…
Insomma, nelle ultime settimane abbiamo allestito un piccolo banco di prova più attrezzato della versione africana dello scorso anno, e finalmente abbiamo qualche dato decisamente interessante.
[continua…]
DIY turbine – foamy blades
Altro passo avanti nella realizzazione della nostra turbina in kit.
Abbiamo costruito le pale a partire da pannelli in poliuretano espanso con la tecnica del filo caldo, utilizzando delle sagome di profili NACA4415.
Il risultato è notevole, la finitura superificiale ottima e la realizzazione non richiede abilità particolari, solo un po’ di manualità e qualche tentativo.
Siamo ben consci che le pale, così come si presentano adesso, avrebbero vita breve se montate sulla turbina: stiamo in tal senso studiando una soluzione per irrigidire la superficie.
Per chi vuole approfondire, oltre alle centinaia di siti di aeromodellisti che si occupano di taglio a filo caldo e alle esperienze di Caleb nonchè al forum vawts.net già citato tante volte, rimandiamo a un interessante articolo scientifico trovato qui (oppure qui) della Chosun University in Sud Corea: la modalità di test delle pale e della turbina ci ricorda qualcosa…!
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Making of DIY turbine kit goes on! We made 6 new blades, using hot wire technique and polyurethane foam. The airfoil shape is NACA4415.
The result is as nice as smooth, more than we expected. Obviously we can’t use these blades as they are by now since polyurethane has mechanical characteristics. We need to solve this problem and we have some ideas: there are lots of suggestions on the web, and great experiences from Caleb; also this vawts.net forum is a good place to find ideas and solutions.
For those who likes to understand more on polyurethane foam blades here (or here) there is a good article from Chosun University, South Korea. The way they tested their blades and turbine remind us about something…!













