Anemometro

In attesa che l’ormai tanto sospirato anemometro GSM veda la luce Andrea si è buttato a capofitto con un suo amico nella realizzazione di un anemometro che sia replicabile in un PVS.

“ho costruito l’anemometro grazie soprattutto all’aiuto di Ambrogio. Come vedete è costruito anche lui con materiali di recupero:
un vecchio encoder,
un misuratore di frequenza;
un vecchio tubo dell’acqua tagliato in 4 pezzi,
4 bastoncini di legno.
Per tararlo ho usato un ventilatore a 3 velocità e il nostro anemometro come riferimento.
Costo 10 euro.
Con questo strumento possiamo registrare i dati di vento e metterli in parallelo con la velocità di rotazione del VentolOne; in questo modo potremo avere il numero di giri del VentolOne e sapere a che velocità del vento corrispondono.
E adesso andiamo a divertirci!!!”

[anemometro autocostruito]

Goodmorning, Tanzania [parte 2]

Continuiamo il resoconto di viaggio in terra d’Africa fornitoci da Andrea.


[fonte: felixwolf]

…Dopo questo primo impatto, ed è proprio il caso di dirlo, la domenica approfitto di un passaggio e vado con Caterina, la direttrice di Oikos in Tanzania, a Mkuru; prima al Camel Camp, dove si promuove turismo sostenibile in particolare safari con dromedari, dove vengo accolto da una miriade di Maasai che si presentano e io… beh io sono una frana con i nomi e logicamente mi perdo! Bellissimo questo primo incontro con loro, uno stuolo di mani che cerca la mia perchè li in mezzo al nulla la differenza di colore, di età, di idee vuol dire ancora sana curiosità.

Sorridenti nei loro abiti variopinti aspettano che io dica loro come mi chiamo per poi dire il loro nome. La semplicità e la spontaneità di questi gesti è quello che mi ha lasciato maggiormente sorpreso, sfatando il mito che le tribù in Africa si sputazzano o fanno chissà quali rituali per accogliere lo straniero.

In mezzo alla savana, in mezzo ai Maasai come sognavo da chissà quanto tempo!

È emozionante, lo so che continuo a dirlo, ma la sensazione è quella. Emozione forte, talmente forte che mi ha bloccato. Avete presente un bambino che entra in un negozio di giocattoli ed invece che correre all’impazzata tra macchinine e Lego si ferma sulla soglia del negozio e si guarda in giro piccolo piccolo di fronte allo spettacolo che gli si pone davanti.

Ecco… questa è stata la mia prima settimana, un blocco che lentamente si è trasformato in una molla.

Vedo per la prima volta Mkuru Training Camp all’ora di pranzo e mi sembra di stare in un angolo di paradiso! Silenzio, pace, buon cibo e ancora savana bruna a perdita d’occhio. A tavola si ride e si scherza, chi mangia con le mani e chi con la forchetta, chi beve vino e chi no. Comincio a scoprire la cucina locale. Ugali (polentina bianca), verdure e una specie di spezzatino con banane.

Non ho ancora ben chiaro che in questo posto passerò la maggior parte dei miei due mesi, ma poco importa mi piace scoprire le cose con calma. (…continua…)

[fine parte 2]

Sviluppi e work in progress

Un breve aggiornamento sulle linee di lavoro che stiamo valutando e percorrendo.
Intanto stiamo cercando degli “sponsor” che ci aiutino finanziariamente per “Summer 2010 – Ventolone landing” ( 😉 ) , cioè la messa in opera dell’obiettivo a medio termine di realizzare un Ventolone funzionante in Tanzania, per l’estate 2010, rispetto al quale stiamo definendo i vari aspetti necessari.
Per ottenere i finanziamenti stiamo revisionando e strutturando il progetto stesso, che pubblicheremo appena completato (a giorni!).
Ci preme ribadire che non è nostro interesse lucrare sul Ventolone, e parallelamente non ci interessa nemmeno una forma di intervento in un PVS che sia un semplice trasferimento di materiale tecnico: puntiamo, ambiziosamente ma anche testardamente, a una collaborazione, a uno scambio e a un incontro con le popolazioni locali, sulla base di una risorsa esistente (il vento).

A livello tecnico si stanno percorrendo due strade: realizzare un generatore con un costo ragionevole e una efficienza ragionevole (insomma, non un accrocchio). Parallelamente stiamo mettendo insieme un modello per una analisi CFD del Ventolone stesso, al fine di ottimizzarne i profili alari.

Perentoriamente, Andrea via mail scrive:
“ciao! a Varese le cose proseguono e abbiamo deciso di costrurci il piggott”
Insomma, quel generatore PMG a flusso assiale molto in voga in rete tra gli hobbysti dell’eolico auto-costruito. Qui un link per la versione in italiano.

Riguardo al secondo punto, segnaliamo per chi sa il giapponese (noi no…, purtroppo) questo sito di cui riportiamo due animazioni significative: un po’ quel che vogliamo fare anche noi!

Vetroresina africana

Andrea mi scrive in mail:
Sul blog hai scritto che è impossibile trovare la vetroresina e tutto ciò che gravita attorno. Vorrei darti una parziale smentita perchè Justin (l’ing) me la recuperava in meno di una settimana. Arusha isola felice della vetroresina?!”

A parte il costo, che non conosco, e quindi non se ne può valutare la fattibilità…l’Africa è sempre fonte di sorprese, e ad osservarla di qua non si capisce!

Goodmorning, Tanzania [parte 1]

A quasi un mese dal mio rientro in Italia mi sembra giusto scrivere ai nostri lettori della mia avventura in Tanzania!

La settimana dopo la mia laurea (c’è anche il video sul blog!) ho tirato su armi (anemometro e bussola) e bagagli (calzini ed un ukulele) per andare ad Arusha, in Tanzania, come volontario per Oikos East Africa, nell’ambito progetto Best Ray (Bringing Energy Service to Tanzanian Rural Area) con cui la Uninsubria ed il mio prof, Gianluca Ruggieri, collaborano.

Best Ray si occupa di fornire, incentivare ed EDUCARE le popolazioni locali, Maasai e Meru, all’utilizzo di fonti di energia rinnovabile come il fotovoltaico ed il biogas oltre che occuparsi della costruzione di stufe con le cooperative di donne, stufe che permettono di eliminare il fumo dalle case, motivo di molte malattie e decessi soprattutto tra donne e bambini.

L’aspetto fondamentale e centrale di questo progetto è appunto il lavorare CON le popolazioni locali, educandole al corretto uso delle risorse presenti sul territorio migliorando di conseguenza anche le loro condizioni di salute.

Il mio lavoro era appunto quello di appoggiare Best Ray, capitanato da Matteo Leonardi, e di svolgere uno studio di fattibilità sul micro-eolico autocostruito, identificando i siti migliori in funzione della destinazione d’uso finale dell’energia, scegliendo la tecnologia più promettente e di compiere uno studio di fattibilità per quanto riguarda la costruzione in loco del VentolOne.

Mica pizza e fichi per un neo-laureato!!!

Parto da Linate, eccitato ed anche intimorito da un’esperienza completamente nuova, e dopo un lungo viaggio finalmente arrivo a KIA, Kilimanjaro Internatiol Airport, aspettandomi di trovare Licia Colò col famoso cioccolatino. 😉

Niente di tutto ciò, mi aspetta Scesce (sorry I don’t know how to write your name my friend) e mi guida verso Arusha. Primo impatto… wow! Terra sconfinata, il nulla a parte qualche insieme di case che… hanno l’aspetto di… Africa! Gran casino all’esterno, gente che brullica in giro, macchine smontate, fuoco a bordo strada e il wow si trasforma in.. “ok… dove sono finito?

In realtà sono finito in un posto bellissimo ma il primo impatto dopo il wow è forte, ti lascia spiazzato, sei di fronte a qualcosa di più grande di te, il distacco dall’Europa è un abisso e sai che ci dovrai vivere, pur con milioni di agi in più rispetto ai locali.

[fine parte 1]

Prototipazione delle pale

Alcune immagini interessanti ed esplicative di prototipazione delle pale: purtroppo la realizzazione delle stesse in fibra di vetro (presumibilmente, viste le foto) ne impedisce di fatto la realizzazione in un PVS, dove di solito le resine e tutto il materiale necessario sarebbe irreperibile.
Nulla vieta però di trarre spunto per altre soluzioni…e qualche idea ci è già venuta…

Il sito in questione descrive la realizzazione della macchina VAWT, nonchè un sistema di blade pitching – orientamento delle pale a controllo matriciale.

Considerazioni interessanti circa le VAWT turbines

Segnaliamo ai lettori una serie di interessanti considerazioni di calcolo per la determinazione delle turbine ad asse verticale a portanza, come la nostra:
http://club.cycom.co.uk/vertAxis.html
Il Club Cycom (che per la verità ci è sconosciuto) offre anche un software scritto in java (quindi multi-piattaforma) e dei tutorial per il suo utilizzo, decisamente interessante perchè pare tener conto dei limiti, incontrati con le altre soluzioni fin qui utilizzate, legati al ridotto numero di Reynolds che questo tipo di turbine presenta per velocità del vento basse (es.: 5-6 m/s).


P.S.: ringraziamo giusnico per la positivissima “recensione” del nostro progetto: come abbiamo ribadito nei commenti, “geniale” ci pare un po’ troppo… diciamo che di originale c’è l’idea di utilizzare risorse materiali e know-how locale, e rispondere a un’esigenza locale se questa si manifesta. Tutto ciò è così elementare che…ce ne siamo un po’ dimenticati, nel nostro ricco mondo occidentale!