Mappe di ventosità

Ho individuato (finalmente !) un sito che riporta, partire dalle mappe di Google, le mappe di ventosità media annua: ritengo possa essere un utilissimo strumento per fornire primissime indicazionidi massima circa la fattibilità di un progetto eolico quale, ad esempiuo, il nostro Ventolone.
Complimenti ai realizzatori del sito e delle mappe stesse!

Per inciso riporto anche due screenshot relativi a Socotra e alla zona di Makambako, che confermano le indicazioni di ventosità che già conosciamo:


Ventosità a Makambako, Tanzania

Ventosità sull’isola di Socotra, Yemen

Angolo di attacco e offset angolare

In base  ai grafici riportati si trae anche un’altra conclusione.
Infatti, dal momento che al crescere della velocità relativa si osserva un aumento del numero di Reynolds, e che al crescere del numero di Reynolds cresce il coefficiente di portanza e il rapporto CL/CD, allora appare evidente come sia opportuno sfruttare appieno tale effetto facendo sì che, nel punto sull’orbita delle pale in cui la velocità relativa è massima, cioè quando velocità del vento e velocità tangenziale sono allineate e iso-orientate, la pala presenti un angolo di attacco il più opportuno possibile, funzione del profilo della pala stessa.

Nel caso del profilo MVA-227 il picco del rapporto CL/CD si ha intorno a 5°.
Pertanto sarà necessario montare le pale con un opportuno offset angolare di 5°, come nella figura 2 indicato.


figura 1: soluzione SENZA offset angolare


figura 2: soluzione in presenza di offset angolare di 5°


figura 3: configurazione completa

Che caso fortunato!

Per completezza riporto una fotografia del profilo alare (che ho avuto l’accortezza a suo tempo di portarmi a casa, al ritorno, come … souvenir! ) utilizzato nel Ventolone di Makambako:

Come si vede il profilo assomiglia parecchio a MVA-227 e GOE-227…
Dal momento che fu a suo tempo ricavato con tecniche pionieristiche e sofisticate (…tracopiato, direttamente sul legno, da un disegno ricavato a sua volta dalla fotografia di un modello non più in commercio… 😉 )… diciamo pure che fu proprio un caso fortunato!

La corda misura 0,45 m.
Il rotore aveva diametro 1,2 m, le pale lunghezza 0,6 m: di conseguenza si aveva aspect ratio pari a 1,3, solidità 0,75.

Il Ventolone ruotava, in condizioni di massima velocità rilevata, a una velocità angolare pari a 60 giri / min.

Altri contatti e altri passi avanti

Una ghiotta novità: Andrea Bedogni, studente laureando in ingegneria in quel di Varese, dove ha iniziato una tesi su tecnologie eoliche per PVS, ci scrive per fornirci alcune possibili risposte ai quesiti posti un po’ di tempo fa.
In attesa di capire se, come e dove incontrarci con lui e con il suo relatore per avviare una eventuale graditissima collaborazione, mi soffermo sul contributo offertoci.

Andrea suggerisce di:

  1. utilizzare una pala con corda lunga, perchè una corda lunga genera più portanza alle basse velocità. Tuttavia ciò incide sull’aspect ratio della pala (rapporto lunghezza / corda media) in senso negativo, perchè un aspect ratio ridotto aumenta la resistenza e le relative perdite. Quindi occorre anche aumentare la lunghezza della pala.
    Anche altre fonti sembrano concordare su quest’ultimo punto: peraltro, analizzando le stesse, emerge comunque come la variazione dell’aspect ratio non generi variazioni così significative per portanza e resistenza e relativi coefficienti, perlomeno al di sotto di valori pari a 20 (pala lunga 20 volte la corda…improponibile, per lo meno nei PVS e per il presente progetto !)
  2. meglio utilizzare una pala corta e un diametro del rotore grande, (relativamente l’una all’altro) aggiungendo delle
    pale, in un modello in pianta molto simile alle turbine Francis.

    Anche in questo caso altre fonti confermano, in particolare per poter progettare con tip speed ratio λ ridotti (condizione essenziale per n → problemi…;-) ) è necessario avere coefficienti di solidità elevati al fine di ottenere coefficienti di potenza elevati;
  3. meglio una pala tozza e incurvata, per velocità ridotte.
    In tal senso un piccolo studio dell’influenza del numero di Reynolds sui coefficienti di portanza e resistenza conferma quanto suggeritoci.
    Tenendo presente che il numero di Reynolds può essere ragionevolmente approssimato con l’espressione Re=69000 ⨯ w ⨯ c, dove w è la velocità relativa del vento rispetto alla pala (w=λ ⨯ u, u:v elocità del vento indisturbato), è evidente dai grafici che seguono che all’aumentare della corda ↔ Re aumenta il rapporto CL / CD e quindi è confermato il punto 1, inoltre i profili  incurvati e più tozzi presentano CL / CD maggiore (GOE-227 e MVA-227) rispetto agli altri.

Nei grafici che seguono si sono considerate una velocità del vento u pari a 5 m/s e un λ = 1, da cui wMAX=10 m/s, e valori di corda pari a 0,2 m (pala corta) e 0,4 m (pala lunga).

Nella figura che segue: meglio una pala  incurvata e tozza

Nelle 2 figure che seguono: meglio una pala lunga di una corta (→ Re cresce)

Nelle figure che seguono: se Re cresce, CL/CD cresce, quale che sia il profilo

Concludendo, si comincia a intravedere quale possa essere la soluzione da adottare:

profilo MVA-227
corda c = 0,4 – 0,5m
λprogetto = 1 – 2
numero di pale N = 3 oppure 6
diametro rotore D = 1,5 m
lunghezza della pala l = 1 – 1,5 m
  →  aspect ratio della pala = 2 – 2,5; solidità = 1 – 2

Stay tuned !

Qualche riflessione poco tecnica

 
In una conversazione con Giorgio, alcuni giorni fa, dopo il contatto con Giovanni Viale:

Giorgio: …ma cavolo, in Africa hanno acqua, risorse, ma perchè non si mettono lì e non si costruiscono una diga, una centrale…

Mario: eh…mica è poi così semplice. Innanzitutto devi saperlo fare, anzi, prima ancora…devi saper che la tal cosa esiste!

G: mi sembra impossibile…

M: prova allora a immaginare di chiedere a tua moglie, che non sa nulla di vento, anemometri ed elettronica (a parte quella che vede costantemente in giro per casa…povera Marina 😉 ) di dire se può pompare l’acqua del rubinetto con il vento: ti chiederà se sei matto!

G: eh…

Mi ha dato da pensare, questa affermazione di Giorgio. Già, l’Africa e il Terzo Mondo sono arretrati: perchè, visto che sono ricchi di risorse e di intelligenze? Visto da qui sembra assurdo.
E’ un problema decisamente complesso, nel quale entrano in gioco processi sociologici, economici, antropologici. Di certo spesso dimentichiamo che noi abbiamo la scuola, l’istruzione garantita, e che se siamo ciò che siamo, a livello tecnologico per lo meno…tutto parte dalla scuola. Un po’ come diceva 50 anni fa don Milani.

Aggiungo anche una riflessione che trae spunto da una di Pasolini, di trent’anni fa, nella quale distingueva tra i concetti di sviluppo e di progresso, ponendo in luce a mio avviso, al di là della terminologia, una distinzione importante tra quello che è l’incremento del PIL (diremmo oggi) e quello che è la crescita del ben-essere dell’uomo, il miglioramento della sua vita.
Ecco, con il Ventolone vorremmo concorrere più al progresso di uomini, che non allo sviluppo dei Paesi.

Ancora altre possibilità!

Un’altra possibilità si sta facendo strada.
Attraverso un ing. vicentino si sta presentando la possibilità di installare l’anemometro a Mtwango, presso il villaggio Tumaini. Per il tramite di Giovanni Viale, siamo venuti a conosce
nza del fatto che è lì presente un architetto torinese che sta svolgendo il Servizio Civile…insomma, piove sul bagnato!

Non resta che attivare anche questo contatto…e ancora una volta attendere gli sviluppi!

Qualche passo avanti…fluidodinamico!

Nell’ambito dello studio della fluidodinamica del Ventolone, per arrivare a definire il profilo alare più adatto per le pale e possibilmente fornire una stima delle caratteristiche velocità del vento-potenza e velocità del vento-coppia motrice, ci stiamo imbattendo in un problema molto specifico.
Le VAWT (turbine eoliche ad asse verticale) sono di solito studiate attraverso un parametro adimensionale detto tip speed ratio, per il quale, limitatamente alle turbine Darrieus (cui anche il Ventolone fa riferimento), si indica in letteratura un valore di massima efficienza pari a 4-5.
Girovagando sul Web ho avuto modo di incontrare questo modello commerciale, molto simile al Ventolone. In base ai dati forniti dal sito emerge un valore di tip speed ratio mediamente pari a 1.
Delle due una: o ci siamo sbagliati tutti, oppure il valore di 4 è valido solo per le Darrieus reali, e non per le H-rotor come il Ventolone, per il quale si presuppongono valori inferiori.
Per intanto un passo avanti: abbiamo appurato che dal punto dell’estrazione dell’energia dal vento si possono utilizzare i profili alari tanto con concavità verso l’interno (soluzione comunemente adottata) quanto concavità verso l’esterno. Un calcolo di massima fornisce risultati assolutamente identici.

 
In figura: triangoli di velocità e valori della sola portanza per posizioni differenti della pala, di profilo MV-227, velocità del vento pari a 5 m/s, tip speed ratio pari a 3

Nuovi contatti!

Girovagando per blog avevo incontrato mesi fa questo bel sito che consiglio caldamente a tutti sia per le splendide fotografie sia per il contenuto.
Il mese scorso l’autore pubblica dei post relativi a un progetto che sta seguendo a Njombe, Tanzania. un sobbalzo nel cuore, lì ho passato 4 estati e in zona è nata l’idea del Ventolone (Makambako è poco distante).
Mi attivo e insomma, dopo un breve scambio di mail l’altro giorno un lungo colloquio via Skype attraverso il quale abbiamo potuto scambiarci informazioni e idee. L’autore, Giovanni Viale, sta collaborando a un progetto cooperazione Nord-Sud che prevede la ostruzione di una scuola tecnica in quel di Njombe appunto, in collaborazione con una ONG olandese, SHIPO, e in particolare con un tal John de Wolf il quale si occupa di tecnologie a basso costo per Paesi in Via di Sviluppo.
Giovanni Viale si dice molto interessato al nostro Ventolone nell’ottica di fornire un contributo alla rete idrica della scuola che stanno costruendo. In particolare a valle della collina sulla quale sorgerà l’edificio è presente una sorgente, dalla quale si vorrebbe attingere parte dell’acqua per la scuola stessa. il Ventolone avrebbe lo scopo di pompare l’acqua per un dislivello di circa 40m, per 200m di lunghezza.

Che dire, non aspettavamo altro!

Njombe è una zona a noi conosciuta, in più il Ventolone si integrerebbe in un progetto di sviluppo pre-esistente, e sarebbe applicato al fabbisogno idrico invece che alla produzione di elettricità (meno redditizia in termini di efficienza termodinamica).
Al lavoro quindi!

Si tratta ora di mettersi in contatto con il sig. De Wolf, e attendere gli sviluppi.

P.S.: una nota a margine: potenza del Web! Entrare in contatto con un progetto e una persona di cui…non si conosceva nemmeno l’esistenza!